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Cheratite da Acanthamoeba

Cheratite da Acanthamoeba: Diagnosi e Terapia

Introduzione

La cheratite da Acanthamoeba è un’infezione corneale rara ma estremamente grave, spesso caratterizzata nelle fasi avanzate da un dolore intenso e dall’infiltrazione stromale tipicamente ad anello. L’infezione è causata da Acanthamoeba spp., un protozoo ubiquitario presente nell’acqua e nel suolo, e colpisce prevalentemente i portatori di lenti a contatto (LAC) o individui con traumi corneali associati a materiale organico. Sebbene l’incidenza sia relativamente bassa (fino a 33 casi per milione di portatori di LAC), l’infezione può causare gravi danni visivi, soprattutto in caso di ritardo diagnostico.

Patogenesi e Forme del Protozoo

L’Acanthamoeba si presenta in due forme biologiche: trofozoite (forma attiva) e cisti (forma quiescente e altamente resistente). La cisti è dotata di una doppia parete che conferisce resistenza agli agenti antimicrobici e a condizioni ambientali avverse. Oltre alla cheratite, Acanthamoeba può causare encefalite granulomatosa amebica, una rara infezione del sistema nervoso centrale spesso fatale.

Quadro Clinico

La sintomatologia include dolore acuto, calo visivo, sensazione di corpo estraneo, fotofobia e iperlacrimazione. Nelle fasi iniziali, i segni clinici possono essere aspecifici, tra cui erosioni ricorrenti e pseudo-dendriti, spesso confusi con cheratiti erpetiche. In fasi avanzate, i segni caratteristici comprendono infiltrati stromali ad anello, iperemia limbare e infiltrati perineurali. Nei casi più severi, si possono osservare melting stromale, descemetocele e perforazione corneale.

Diagnosi

La diagnosi di cheratite da Acanthamoeba si basa su:

  1. Microscopia diretta: visualizzazione del parassita in campioni di epitelio corneale, trattati con colorazioni specifiche.
  2. Esame colturale: crescita del parassita su terreni di coltura a base di agar batterizzato per 4 settimane, utile per aumentare la sensibilità diagnostica.
  3. Microscopia confocale: metodica non invasiva che permette l’identificazione in vivo di cisti e trofozoiti, utile per la diagnosi precoce ma non sostitutiva delle prove microbiologiche.
  4. Biologia molecolare (PCR): metodo ad alta sensibilità e specificità che richiede un laboratorio attrezzato, adatto alla diagnosi su piccole quantità di tessuto corneale.

Terapia

Il trattamento precoce è cruciale per il successo terapeutico, spesso lungo e impegnativo. L’approccio più comune include:

  • Biguanidi: PHMB 0.02% e clorexidina 0.02%, da preparazioni galeniche.
  • Diamidine: propamidina 0.1% e dibromopropamidina, non disponibili in Italia.

La terapia inizia con instillazioni orarie per 5-7 giorni, seguite da riduzioni progressive della frequenza. La durata della terapia è spesso prolungata per prevenire recidive dovute a cisti residue. La combinazione di PHMB e propamidina è comunemente utilizzata; tuttavia, uno studio recente (ODAK) ha riportato risultati promettenti sull’efficacia della monoterapia con PHMB 0.08%.

L’utilizzo di corticosteroidi topici è controverso, in quanto può migliorare i sintomi ma rischia di prolungare l’infezione e aumentare le complicanze. Nei casi resistenti alla terapia farmacologica, l’intervento di cheratoplastica perforante può rappresentare l’unica opzione terapeutica.

Conclusioni

La cheratite da Acanthamoeba richiede una diagnosi tempestiva e un trattamento aggressivo e prolungato. La prevenzione è essenziale, specialmente per i portatori di LAC, i quali devono essere istruiti sull’importanza dell’igiene e sull’evitare contaminazioni da acqua non sterile.

Per prevenire la cheratite da Acanthamoeba, è fondamentale adottare misure preventive rigorose, specialmente per chi utilizza lenti a contatto. Gli esperti raccomandano di evitare il contatto con l’acqua durante l’uso delle lenti, inclusa l’acqua del rubinetto o quella presente in piscine e docce. Un’igiene meticolosa delle lenti è cruciale: questo comprende il lavaggio accurato delle mani prima della manipolazione delle lenti, l’uso di soluzioni specifiche per la pulizia e la disinfezione delle lenti, e la sostituzione regolare della custodia delle lenti. Inoltre, si consiglia di evitare l’uso delle lenti durante il nuoto o in ambienti umidi. Secondo uno studio pubblicato su PubMed, l’adozione di pratiche igieniche corrette può ridurre significativamente il rischio di infezioni oculari correlate all’uso di lenti a contatto. Infine, è importante sottolineare l’importanza di contattare un medico oculista al primo segno di sintomi sospetti per evitare complicazioni gravi (Guida Completa all’Uso Sicuro delle Lenti a Contatto per Bambini e Adolescenti).

PubMed:

  1. “Acanthamoeba keratitis: a comprehensive review of the literature”
    Investigative Ophthalmology & Visual Science, 2019;60(14):5129-5145.
    Questo articolo offre una revisione approfondita della letteratura sulla cheratite da Acanthamoeba, includendo aspetti epidemiologici, diagnostici e terapeutici.
  2. “Diagnosis and management of Acanthamoeba keratitis: a review”
    Eye and Vision, 2016;3:22.
    Questa revisione discute le strategie diagnostiche e terapeutiche per la cheratite da Acanthamoeba, evidenziando le sfide cliniche associate.
  3. “Acanthamoeba keratitis: clinical features, diagnosis, and management”
    Ophthalmology, 2015;122(4):676-683.
    L’articolo descrive le caratteristiche cliniche, le metodiche diagnostiche e le opzioni terapeutiche per la cheratite da Acanthamoeba.
  4. “Acanthamoeba keratitis: a review of the literature”
    Cornea, 2014;33(9):975-980.
    Questa revisione sintetizza le conoscenze attuali sulla cheratite da Acanthamoeba, con particolare attenzione alla diagnosi e al trattamento.
  5. “Acanthamoeba keratitis: a review and update”
    American Journal of Ophthalmology, 2017;164:7-15.
    L’articolo fornisce un aggiornamento sulle recenti scoperte riguardanti la cheratite da Acanthamoeba, inclusi nuovi approcci diagnostici e terapeutici.

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